Figura leggendaria quella di Ramon Vila Capdevila. Da bambino era stato sfigurato da un fulmine e per questo si era guadagnato il nomignolo di Caracremada (in catalano, faccia bruciata).
Attivo nella CNT fin dai primi anni Trenta aveva poi partecipato alla Rivoluzione e alla guerra civile.
Nel 1939 inizia anche per lui, come per altre centinaia di migliaia di profughi, il calvario dell’esilio in Francia. Una Francia che – in inverno – rinchiude i profughi in campi di concentramento improvvisati e senza alcun servizio, neppure igienico, spesso sulla spiaggia, come quello di Argelès-sur-Mer dove viene internato Ramon Vila. L’anarchico però rimane poco nel campo, evade e ritorna in Spagna per costituire una formazione clandestina e lottare ancora contro la dittatura.
Nel 1943, rientrato in Francia per approvvigionamenti, viene catturato dai nazisti. Evade nuovamente e si unisce alla Resistenza. Qui inizia a crescere il suo mito. Con il nome di capitan Raymond dirige un reparto di partigiani – quasi tutti spagnoli – che si mette in luce per l’abilità nei sabotaggi dinamitardi contro l’invasore. L’impresa forse più nota è quando, all’inizio di giugno 1944 fa saltare un treno blindato della Divisione SS Das Reich nei pressi di Saint-Junien1. Per queste imprese riceverà la “Legion d’onore” francese, da lui rifiutata.
Alla fine della guerra torna in Spagna ad alimentare il Maquis insieme a combattenti come Francisco Sabaté Llopart – El Quico –, Luis Facerìas e Marcelino Massana. I guerriglieri operano in condizioni sempre più difficili compiendo attentati, sabotaggi, azioni di propaganda. Sostenuti dalla solidarietà di una parte della popolazione, che rischia gravissime conseguenze da parte della polizia franchista. Facerias viene ucciso nel 1957, Sabaté nel 1960. Ramon Vila continua a combattere ancora per tre anni. Sembra imprendibile. Nella notte del 6 agosto 1963 cade in un’imboscata e rimane ucciso. Tale è il terrore che suscita il suo nome che la Guardia civil oserà avvicinarsi al suo corpo solo dopo il sorgere del sole.
Il ricordo di queste vicende è ben vivo in Catalogna – nel 2010 è uscito il film Caracremada di Lluís Galter che ripercorre l’attività guerrigliera di Ramon Vila – e l’ Unió de Grups Excursionistes Llibertaris (UGEL, Unione dei gruppi escursionisti libertari)2 sta lavorando per riportare alla luce, valorizzare e far conoscere gli antichi sentieri del Maquis. L’utilità di questa iniziativa autogestita è evidenziata dal fatto che ci sono già aziende che (fiutando l’affare) offrono escursioni, ovviamente a pagamento “sulle orme del Caracremada” !
La UGEL – come scrive il loro sito – è nata cinque anni fa“dalla necessità di applicare in tutti gli ambiti della vita dei lavoratori il nostro ideale. È un modo di esprimere attraverso lo sport e l’attività in montagna il nostro modo di intendere il mondo, con delle modalità decisionali e organizzative delle attività che costituiscono un’applicazione pratica della prassi rivoluzionaria” ovviamente l’associazione “si autogestisce con le quote degli aderenti e la vendita di materiali, con cui finanzia tutta la attività […] non accetta nè richiede contributi. In questo modo la Federazione si sente libera di adottare tutte le decisioni che ritiene opportune”.
Tra le attività completamente autofinanziate c’è appunto il recupero dei sentieri utilizzati dal Maquis antifranchista, tracciando il sentiero GR-1793 “La ruta del Maquis”. Un progetto che procede con decisione nonostante le mille difficoltà incontrate ogni giorno: dalle lungaggini burocratiche alla disponibilità di tempo, alle coltivazioni che invadono i sentieri già tracciati. “Un sentiero per ricordare” momenti importanti di storia libertaria.
Mauro De Agostini
1 Pietro Ramella, La retirada. L’odissea di cinquecentomila repubblicani spagnoli dopo la fine della guerra civile, http://www.storia900bivc.it.